Wiggins e il ritorno in pista: di nuovo a tu per tu con il limite Lorenzo Franzetti 20 Agosto 2013 Dal Mondo, News, Palmer - Il blog Di Lorenzo Franzetti Ogni giorno un obiettivo nuovo: un traguardo sempre più in là. Il ciclismo vive di motivazioni forti: impossibile, altrimenti, sopportare le fatiche di uno sport, per certi versi, antistorico. La fatica si traduce, soprattutto, in ore di lavoro in solitudine, a tu per tu con il proprio respiro e le proprie gambe, a mulinare su quella bici che, pur tecnologica e ultraleggera, funziona sempre a colpi di pedale. Fatiche e sacrifici, il proprio limite umano: chi l’ha raggiunto, chi è arrivato al confine della propria umanità è certamente il britannico Bradley Wiggins. Un gigante con la passione per le Lambrette e la musica dei Mods, uno spilungone che la natura ha fatto per spingere la bicicletta a sessanta all’ora, in pianura, dentro il vento. Oppure, in equilibrio su una pista in legno. Wiggins è nato pistard ed è diventato passista. Ma non si è accontentato e ha continuato a girare quei pedali fino a farsi mancare il respiro, Fino a spianare le salite, fino al limite, al confine oltre il quale avrebbe dovuto rinunciare alla propria umanità: il limite di Wiggins era sui bei Campi Elisi vestiti a festa, apposta per lui. In una Parigi che, fatto inusuale per la storia, sventolava bandiere britanniche: e lui, Bradley lo spilungone, era in maglia gialla. In vetta al mondo del ciclismo. Da lassù era impossibile andare oltre, Wiggins è tornato un po’ più in basso e si è messo, quest’anno, a cercare un nuovo possibile obiettivo, un altro traguardo, un’altra motivazione che convincesse l’uomo (con i suoi limiti) a faticare di nuovo, a sudare, a sentire il mal di gambe. La decisione è poi arrivata: «Torno in pista». Wiggins ha deciso: basta gruppi compatti, punzonature, altimetrie, trasferimenti interminabili tra alberghi e arrivi di tappa. Lo spilungone britannico torna nei suoi amati velodromi, a respirare l’odore del legno. A vivere nel silenzio: perché allenarsi in un velodromo è roba quasi da eremiti, da filosofi in cerca di una verità nascosta dentro il proprio cuore. Cuore che in pista senti battere come in nessun altro luogo. Il nuovo traguardo è l’ultima Olimpiade: Rio de Janeiro, Brasile, 2016. «Sarebbe fantastico finire la carriera con un quinto oro olimpico». Appuntamento con la storia, dunque: la sua e quella del ciclismo. Quando Wiggins avrà 36 anni. Nel mezzo, di nuovo quel rullare sul legno, quell’interminabile lavoro con il proprio limite. Lascia un Commento Annulla la risposta L'indirizzo email non verrà pubblicato.CommentoNome* Email* Sito web