«Noi divoriam lo spazio, radendo appena il suolo»: a Cavendish e a tutti gli sprinter Lorenzo Franzetti 9 Maggio 2013 Cicloracconti, Narrativa Foto di Luca Bettini Avanti, avanti! Rapidi, Precipitando a volo, Noi divoriam lo spazio, Radendo appena il suolo, Ed irruente palpita Pieno d’ebbrezza il cor. Non può corsier contendere D’agile forza snella, Non può con noi, di fulgida Macchina curvi in sella Né de la corsa il nobile Torci supremo onor. Ma qual diletto a ‘l pallido Spuntar de l’alba, in via Alacremente mettersi, In lieta compagnia, E correr correr correre Lo sconfinato pian. E salir monti e scendere Ne ‘l divin sole immersi, Cento ammirar spettacoli Di Natura diversi, Gaudio e vigore attingere, Cercati altrove invan. Fansi d’acciaio i muscoli, Ne l’esercizio ardito; S’espande il sen da l’aria, Che l’urta invigorito; L’occhio ogni vario ostacolo Addestrarsi a sfuggir. E noi voliamo, fervidi A l’opre de la pace; Ma forti e muti e celeri Pur nel cimento audace Noi de la guerra un valido Potrem soccorso offrir. Oh gioia de ‘l trascorrere In un dì tanta terra! Oh gran gioia di porgere Utile in pace e in guerra, Molteplice, fulmineo, Il nostro alto valor. Avanti, avanti! Rapidi, Precipitando a volo, Noi divoriam lo spazio, Radendo appena il suolo, Ed irruente palpita Gonfio d’ebbrezza il cor. La poesia s’intitola Canto dei ciclisti e l’ha scritta di Vittorio Betteloni (1840-1910), poeta veronese, vicino alla Scapigliatura, amico del Carducci e, come dimostrano i versi qui sopra, evidentemente attratto dal fascino della “macchina a pedali”, quando il ciclismo lo praticavano temerari pionieri. La poesia di Betteloni partecipò a un concorso letterario, indetto nel 1900 dal Touring Club Italiano, affinché anche la bicicletta potesse assurgere agli onori poetici, come già, decenni prima, era avvenuto per altre imprese sportive e per mano di glorie letterarie: l’Ode a una mongolfiera di Vincenzo Monti e l’Ode a un giocatore del pallone (ma era il pallone a bracciale, o pallapugno) di Giacomo Leopardi. Betteloni non vinse, perché il successo andò a un altro letterato del tempo, con la passione ciclistica: Olindo Guerrini. Il canto dei ciclisti è tratto dal volume Poesie edite e inedite, a cura di M. Bonfantini, Mondadori, 1946. Foto di Tim De Waele Lascia un Commento Annulla la risposta L'indirizzo email non verrà pubblicato.CommentoNome* Email* Sito web